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Se proviamo a mettere in fila su una mensola un bucchero o un’ anfora etrusca ed una bordolese in vetro appena uscita dalla fabbrica ci sembrerà di avere davanti oggetti distanti anni luce in cui ci appaiono più evidenti le differenze rispetto alle similitudini. Così ci è sembrato durante un incontro a Cantine Coli.

Non ricordo come siamo arrivati a parlare con il management di Cantine Coli delle etichette e delle diverse forme delle bottiglie in vetro e di come ad ognuna sia assegnata dalla storia del vino e del suo consumo una precisa collocazione. Ma ritorniamo al volo al bucchero e alla bottiglia.

Davvero appartengono a mondi diversi? Proviamo ad avvicinarci un po’ di più a questi due oggetti. Il bucchero è nero opaco, tutto decorato con raggi, spirali, striature o ventagli. E’ probabile che stia sulla tavola con accanto un calice con le pareti spesse dal labbro alto e ciotola bassa. Se questa fosse una foto da condividere agli amici su un social network potremmo vederci una data tipo, primavera del 625 prima di Cristo. Qualcosa come 2650 anni fa … Ma chi l’ha realizzato questo bucchero, ho chiesto in riunione a Cantine Coli?

Anfore e buccheri, come quello della foto, sono stati ritrovati in ogni angolo del Mediterraneo e anche lungo le rotte fluviali che dalla foce risalivano verso l’interno, specialmente nel sud della Francia. Ma in alcuni casi i ritrovamenti sono anche più a nord in quella che oggi è la Germania meridionale.

Prodotti con gli stampi questi buccheri venivano poi decorati o incisi con forme standard che ripetevano in modo identico forme e fregi seguendo un ritmo: elementi che servivano a identificare chi era il produttore e da quale zona dell’Etruria proveniva quel bucchero. Come per le Cantine Coli ognuno ha il suo stile. Viaggiavano quasi sempre via mare, soprattutto nel periodo estivo quando i venti erano favorevoli e spesso cambiando imbarcazioni quando si trattava di affrontare la risalita dei fiumi verso le città dell’interno.

E ora osserviamo il vetro come quello usato per imbottigliare il vino delle Cantine Coli. E’ molto probabile che sia stato prodotto a pochi chilometri di distanza da dove nel 650 prima di Cristo c’era la fabbrica dei buccheri. Eppure facciamo fatica a pensare che la produzione in serie fosse già un tratto tipico dell’antichità… e invece è proprio così. In tutta Europa, sulle coste della Catalogna e del golfo di Siviglia, con direttrici verso il Portogallo, ma anche poi verso la Grecia, le coste turche e il mar Nero. Lungo il Reno fino alla Germania centrale e da lì diretto ai paesi scandinavi.

Si guardava con il management di Cantine Coli una cartina che riportava i luoghi dove sono stati rinvenuti migliaia di esemplari, identici, con caratteristiche simili e tutti prodotti nell’area toscana che un tempo era Etruria, con le diverse città dislocate in un vasto territorio, dai confini del Lazio fino alle propaggini nord dell’Appennino.

Anche la bottiglia bordolese in vetro che abbiamo messo a confronto è palesemente una produzione in serie come ne esistono miliardi di esemplari che circolano nel mondo. Quindi la produzione di serie è sempre esistita. Cos’è che cambia? Quello che cambia è la scala di produzione, la quantità e soprattutto l’economia. Infatti non sembra esserci grossa differenza tra l’uso di uno stampo per fare un’anfora e uno stampo per farne una bottiglia. E’ diversa la scala con cui vengono riprodotti gli esemplari. I numeri cioè. Di conseguenza la quantità ed i costi che gravano su ogni singolo oggetto. Una bottiglia in vetro con il vino della Cantine Coli è anch’essa fatta in serie, ma sono i numeri a rendere differenti bucchero\bottiglia e la loro natura.

Anche il contenuto di buccheri e bottiglie in vetro non è poi così diverso. Cioè sempre un nettare estratto con un laborioso processo di vinificazione frutto di una raccolta di uve, raccolte a mano sulle colline della Toscana centrale. Quello che cambia anche qui sono le quantità cioè i numeri. Quello che può produrre una Cantina come quella Coli, è evidentemente molto maggiore di un vignaiolo ed esportatore etrusco.

Però anche la parola Chianti, sono in molti a giurare che derivi dalla parola “clante”, nome di famiglia etrusca che viveva su queste terre. Quindi se il vino è sempre tratto dalle stesse vigne? Se le bottiglie e i buccheri, sono più simili di quanto si pensi? Dove sta la differenza in questi 2650 anni di storia? Semplice, nei numeri. Sono i numeri che governano il mondo e l’evoluzione, ecco dove sta la vera differenza. Però, diciamocelo, farebbe un certo effetto presentarsi a cena di amici con un bucchero di vino …