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La pubblicità o come la chiamano gli inglesi e gli americani ( e di conseguenza quasi tutto il mondo), Advertising, è stata per tantissimo tempo, per Cantine Coli e per una moltitudine di investitori, una sorta di mistero a cui affidarsi con un misto mix di speranza e di fiducia. Si mettevano in campo scampoli d’arte, di buon senso, di buoni rapporti, nonché alcune scoperte empiriche rubacchiate in giro tra psicologia, demografia, sociologia…

In Cantine Coli si ricordano ancora di un art director che era solito chiamare questo processo ‘un circo’ dove i creativi erano da considerare alla stregua di nani e ballerine. E’ vero che a cavallo del boom economico italiano qualsiasi prodotto trovasse spazio in tivvù, andava a ruba sugli scaffali. Se un prodotto passava a Carosello su RAI1 il giorno dopo quel prodotto stesso diventava il best seller.

La stessa cosa, ma con diverse modalità, si era poi materializzata al momento dell’avvento delle televisioni commerciali ai primi anni ’80. Ma di norma, per chi ha investito soldi come Cantine Coli in pubblicità, sa fin troppo bene che era praticamente impossibile sapere quali soldi ( di quelli spesi sui giornali, affissioni, tv, radio …) avevano davvero ritorno e quali invece finivano nella dispersione pressoché totale.

Si stima che solo un 3% dei soldi investiti aveva resa ma il 97% … che fine faceva? Si sono visti tanti personaggi, e anche a Cantine Coli ne sono passati diversi, che parlavano di pubblicità come di una ‘scienza’. Prima dell’avvento dei motori di ricerca, primi anni duemila, l’idea di poter sapere con precisione con chi stavi parlando, conoscere quella persona, al momento in cui mostrava interesse per un determinato prodotto, e avere una alta probabilità di poter orientare le sue scelte era considerato, da pubblicitari e investitori un ‘miraggio’.

Fino a quando non sono apparsi appunto i mega motori di ricerca, americani e cinesi che si sono messi a profilare i singoli utenti, a raccogliere più dati possibili su ognuno, a dare servizi pur di sapere sempre più cose e dare il via alla nascita di una nuova generazione di comunicatori: gli influencer attraverso i social network.

In poche parole oggi è possibile intercettare chi naviga su internet, leggere i loro ‘desideri’ e far arrivare al momento stesso in cui si digita la parola ‘vino rosso Cantine Coli’ sul campo del motore di ricerca un messaggio legato al prodotto ‘richiesto’. Oggi è possibile sapere cosa una determinata persona sta pensando, immaginando, in quel preciso momento e in quel preciso luogo. Nella frazione di secondo in cui formuliamo la richiesta sul campo del motore di ricerca siamo già stati profilati e condotti ad un messaggio. Tutta la vecchia tecnica e la prosopopea del pubblicitario è ormai antiquariato.

Anche se, come sempre nella vita non solo nell’esempio di Cantine Coli, è frequente che le vecchie cose come i depliant, le brochure, i cataloghi in carta siano ancora in bella mostra su scaffali e banconi ma sono stati affiancati da tutta una serie infinita di prodotti digitali come landing pages, siti web, app di ogni tipo: così nella gran parte delle aziende vitivinicole italiane si sta passando all’epoca digitale senza però abbandonare del tutto la vecchia epoca analogica, con tutto il suo armamentario di strumenti, antiquati, ma sempre esistenti.

In conclusione che effetto hanno fatto e stanno facendo i social network intorno all’etichetta? FACEBOOK, TWITTER, PINTEREST, INSTAGRAM, WHATSUP??

E’ noto che del vino se ne parla, sempre più. Tant’è che come abbiamo avuto modo di verificare durante un incontro a Cantine Coli abbiamo visto che una delle ricerche più interessanti condotte nel 2021, sul gusto digitale del vino italiano fatta da Omnicom e pubblicata su il Gambero Rosso rileva che le aziende italiane più importanti per volumi di fatturato [ in base ai dati forniti da Mediobanca sull’anno 2021] monitorano in modo continuativo followers, e-commerce, canali social, frequenza di aggiornamento del sito web, digitalizzazione … etc etc …

Il canale che sembra avere più risposte attualmente è Instagram che cresce con un segno +90%, mentre scende Twitter e – sempre la ricerca – segnala che Facebook resta il più usato in assoluto.
Molte aziende usano messaggi diversificati su più lingue come cinese, tedesco oltre all’inglese per aprirsi ai mercati stranieri e tanti si stanno lanciando sull’e-commerce proprietario. Rilevanti anche i dati sullo tendenza di accesso delle aziende vitivinicole italiane alle energie rinnovabili e alle iniziative di sostenibilità sviluppate in sinergia con il territorio. Anche in questo ambito Cantine Coli si è mossa con largo anticipo .

D’altra parte, anche nelle nostre dirette esperienze quotidiane a Cantine Coli basta guardare uno dei tanti giovani che si muovono e stanno crescendo in azienda per vedere il loro uso continuativo dei device e dispositivi come tablet e smartphone. E’ normale che la più importante e scaricata app del mondo del vino (VIVINO) debba il suo successo alla facilità con cui si passa sullo smartphone dalla foto dell’etichetta del vino suggerito, al prezzo alla scheda tecnica e volendo con pochi gesti ad un acquisto in diretta. What else? Direbbe George Clooney?