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Se vi invita a cena un Re o una Regina è necessario sapere qualche nozione di ‘etichetta’: regole da rispettare -soprattutto- a tavola. Secondo la ricerca di Cantine Coli sembra che derivi dalla parola ‘etica’ cioè la filosofia che si occupa di ciò che è buono, giusto e corretto. In pratica un parente stretto del nostro italianissimo Galateo, un libro che insegna (insegnava?) il bon ton: quell’insieme di regole di comportamento e di buona educazione che fanno fare bella figura nella ‘buona società’.

A voi non vi hanno mai invitato né Re né Regine? Ci può stare … però se vi capita ecco come si sta a tavola: si tiene il tovagliolo aperto su le gambe, si sta con la schiena bella dritta e guai ad appoggiarla alla spalliera ( e cosa ci sta a fare la spalliera, allora?). Non vi azzardate a mangiare il pane prima di essere serviti o fra un piatto e l’altro. Ma questo è solo un assaggio di Etichetta, in realtà Cantine Coli desidera parlare di quell’altra Etichetta. Si, quella del vino.

In questo caso il nome deriva dal francese antico ‘estiquer’ che vuol dire ‘attaccare’, perché in effetti l’etichetta che serve a far riconoscere un vino viene letteralmente attaccata al vetro della bottiglia. L’etichetta del vino, di cui parla Cantine Coli, è una materia molto particolare perché somiglia ad una partita a scacchi, o se volete al cubo di Rubik, in cui in uno spazio molto piccolo si svolgono una serie di azioni di comunicazione, una connessa all’altra, legate da un delicato equilibrio.

Basta poco perché l’armonia della composizione vada a farsi friggere, un font sbagliato, un lettering non centrato, un nome scarsamente evocativo o qualche scelta cromatica fuorviante. E la bottiglia, invece di attrarre il cliente allo scaffale, diventi praticamente invisibile o peggio gli provochi senso di repulsione.

Fra le tante possibilità di scelta che si offrono in fase di progettazione ( … e Cantine Coli lo sa bene) sono molte quelle che possono portare all’insuccesso o all’anonimato che in pratica è lo stesso. I nomi ad esempio, vogliamo parlarne? I simboli che vengono usati? I colori? Le lavorazioni speciali, come i bottelli, i colori a caldo, gli inserti in metallo o altri materiali, fustelle e via discorrendo …

Se proprio vogliamo fare paragoni nelle Cantine Coli si prendono ad esempio i biglietti di invito che si usano nel mondo della moda per chiedere se vuoi essere presente alla sfilata di quello stilista: biglietti che riportano in conclusione la formula R.S.V.P. Anche in quel caso si vede espressa al massimo grado la ricerca cartotecnica e non si bada certo a spese … tanto che un singolo biglietto di invito può costare quasi quanto un libro ( oltre 10 euro, cadauno).

Cantine Coli conoscono produttori che hanno pagato una etichetta per il loro vino anche molto di più di 20 mila euro. Non per realizzarla e poi stamparla: ma solo per progettarla! Il motivo è perché, in entrambi i casi – invito o etichetta – si vedono messe in scena tutte le più grandi ed inverosimili ricercatezze, sia di tipo grafico, ma anche tecnologico o cartotecnico. E quindi, adesso proviamo ad andare a vedere la prima cosa che si nasconde dietro una etichetta di vino.

Quello che lo staff di Cantine Coli ha capito bene è che una etichetta deve poter esprimere al massimo grado uno ‘stile’.
Intendendo per stile una serie di elementi capaci di suggerire un carattere, come se davanti non vi trovaste una bottiglia di vetro come ce ne sono tante, ma un ‘individuo’ con caratteristiche distintive.
Esattamente come succede ad una persona, che può avere un suo ‘stile’ o non averlo affatto.

Però se qualcuno vi chiede su due piedi cos’è lo stile? E’ abbastanza normale trovarsi in difficoltà. Le Cantine Coli già lo sanno perché abbiamo fatto insieme un giro, fra dizionari e volumi, per trovare una definizione convincente dello stile. La definizione che sembra migliore eccola qua: ‘dire una cosa con il minor numero di parole’. E ancora meglio se si riesce a farlo anche con un tratto di originalità.

Per concludere in tema Cantine Coli suggerisce di citare quell’aforisma di Oscar Wilde che parla di come può essere facile compiere le scelte giuste: “ Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio”.